1. LE FRAGILITÀ (l’anzianità, la disabilità, l’infanzia, l’esclusione) attraversano tutti i ceti sociali e la loro cura è un’OCCASIONE DI UMANIZZAZIONE DELLE COMUNITÀ stesse e di coesione a partire da una comune finalità di cura. Non vanno dunque relegate in luoghi riparativi e specialistici, ma riportate nei quartieri puntando sulla presenza nel domicilio delle persone fragili, puntando sullo sviluppo della mutualità e della coesione nei condomini e nel quartiere, ma anche in luoghi residenziali o semi-residenziali (case di cura, centri per disabili, comunità per minori, centri di accoglienza per adulti in difficoltà rinegoziando un sistema di rette che oggi è insostenibile) in cui gli abitanti siano coinvolti, soprattutto i più giovani che nella vicinanza alla fragilità possono vivere una formidabile esperienza educativa.
2. LA LOTTA ALLA POVERTA’ e l’attenzione agli invisibili si traduce nel POTENZIAMENTO DELLA PRESENZA DEL TERZO SETTORE nei luoghi più marginali, uscendo dalla logica del progetto e investendo in quella del servizio accreditato e strutturale di welfare, puntando molto sull’imprenditoria sociale che possa dare lavoro alle categorie più svantaggiate