Sì, ho deciso di accogliere la proposta del Partito Democratico e di correre per il consiglio comunale di Milano.
E così, mi candido.
Mi candido perchè la città che conosco e amo ha dentro la forza e la debolezza che hanno alcune capitali europee:
– ha corso tanto rischiando di lasciare indietro i più fragili;
– è dentro un processo di gentrificazione così diffuso che rischia di espellere i giovani e le giovani famiglie, e chi non ha un reddito abbastanza elevato per permettersi dei costi esorbitanti a metro quadro;
– è una città che deve ripensare profondamente i luoghi del “noi”: gli spazi dell’incontro e della mutualità, i beni comuni;
– è una città che presenta la questione fortissima dei grandi agglomerati di case popolari, consapevole del disastro (regionale) di ALER. La rigenerazione delle periferie (termine che ritengo oggi improprio per raccontare alcuni pezzi della città) passa da qui, senza scampo.
Mi candido perchè penso che la visione di una nuova Milano debba prendere le mosse da un’idea di politiche sociali e a partire da questa ragionare sull’urbanistica, sulla mobilità, sui settori produttivi e sulla relazione con l’hinterland popoloso oltre i confini municipali.
Una città che metta al centro la persona è proprio questo: dare un primato alla politica sociale.
Ciò significa rendere davvero strategico il rapporto con la società civile organizzata, ovvero quel terzo settore da cui provengo. Vuol dire investire sui beni comuni, che sono innanzitutto luoghi vecchi e nuovi da rigenerare a partire dai tanti parchi con potenzialità enormi (educative, aggregative e culturali), dai beni confiscati, dagli immobili di proprietà pubblica inutilizzati, dagli spazi vuoti degli scali ferroviari e non solo, dall’urbanistica tattica ma come opportunità per la comunità.
Vuol dire investire su tutte le misure che promuovano le pari opportunità: per i giovani, per il mondo femminile, per le fasce più vulnerabili.
Cosa significa? Significa una quantità industriale di servizi e luoghi, una mobilitazione collettiva che tracci un alleanza nuova anche con il tessuto produttivo attraverso la responsabilità sociale d’impresa (dove sin da oggi si muovono capitali economici rilevanti che vanno indirizzati a beneficio della comunità e in un pensiero strategico)
Lo so, qui ci vorrebbero i superpoteri che non ho, come direbbe il mio terzogenito Giovanni.
Però sono parte di una grande squadra, quella dell’unico partito plurale e collettivo che oggi conosca, il PD.
E sento accanto a me le tante amiche e i tanti amici del mondo dell’associazionismo, della cooperazione e dell’impegno civico che hanno riempito di senso e energia questo mio lungo viaggio.
Sento accanto mia moglie e la mia famiglia.
Non sono solo, e questa per me è la cosa più bella.
Anche se non basterà per vincere questa sfida.
Mi servirà il sostegno di tutte le persone che hanno guardato con interesse e simpatia il mio percorso.
Mi piacerebbe che chi avesse voglia di darmi una mano mi scriva su valepedr@gmail.com.
Ben inteso, una mano per qualsiasi cosa: l’organizzazione di una piccola iniziativa per farmi conoscere ai propri amici/parenti, una mano sui social o sulla distribuzione di materiale elettorale, qualsiasi cosa che possa servire a aggregare persone su un progetto che, per sua natura, vuole essere collettivo.
Appunto: persona per persona.
ci conto! Valerio